perché un blog
In questo periodo di isolamento abbiamo avuto tempo per riflettere, per pensare, e in questo pensare alcune cose le abbiamo comprese, altre ci sono sfuggite per sempre. Altre ancora sono rimaste in sospeso e probabilmente lo rimarranno ancora per molto perché la loro definizione va oltre le nostre possibilità. Per alcuni di noi il tempo è stato un compagno con il quale abbiamo imparato a convivere, non più nemico, non più ostile. Semplicemente un’opportunità. Per altri è stato il tempo del congedo, per molti altri, purtroppo, è diventato il tempo di un nuovo incubo perché la linea temporale tra il prima e il dopo è diventata una linea di demarcazione, il confine netto oltre il quale si delinea un futuro difficile, incerto, faticoso. Abbiamo avuto finalmente il tempo per stare con i nostri figli, con i nostri compagni, con i nostri amici con i quali conviviamo. Ci hanno tenuto compagnia le video chiamate, le lunghe conversazioni telefoniche con amici e parenti lontani. Abbiamo rintracciato nella nostra rubrica persone che non sentivamo da tanto scoprendo che ci sono mancate. Ci siamo riscoperti falegnami, panettieri, chef; abbiamo rimesso a posto la cantina, il garage e un po’ anche la nostra vita. Abbiamo scoperto di avere dei vicini, ci siamo accorti che esiste ancora il negozio sotto casa, abbiamo sentito l’urgenza di aiutare qualcuno che conosciamo o anche chi non conosciamo attraverso il volontariato. Abbiamo suonato sul balcone, esposto disegni o bandiere, acceso le luci per far sentire che ci siamo, che siamo vivi. Abbiamo ripreso in mano quel libro che avevamo voglia di leggere, abbiamo scritto una lettera, una poesia o letto ad alta voce davanti uno schermo una storia, una fiaba da inviare a un’amica, o alla nostra libreria di fiducia. Abbiamo abbracciato la nostra solitudine smettendo di averne paura perché l’eco dei nostri pensieri a volte può essere più gratificante del brusio delle vuote parole che ci vomitano addosso. Così in questo tempo regalato, o rubato, ho deciso di tornare a cucire, per tentare di tenere insieme pezzi di vita vissuta con altri di una vita rimasta appesa per troppo tempo, fatta di idee, di sogni, di progetti che non sono mai diventati realtà. E la narrazione, come sempre è accaduto nella mia storia di vita, diventa di nuovo tessitura di una trama che non voglio disfare, mai più. Luoghi, persone, esperienze, in un intreccio da costruire insieme ad altre voci, ad altre narrazioni affinché la forza e l’energia insite possano ancora raccontare. Partendo da noi, dai piccoli gesti del quotidiano, dalle piccole cose che spesso sottovalutiamo, dimentichiamo, diamo per scontato e che ci mancano terribilmente quando la struttura principale dentro le quali si nascondevano, viene a crollare all’improvviso. E allora se dobbiamo ripartire, ripartiamo da lì. Dalla grandezza di quel piccolo….
La foto di copertina già mi procura un senso di pace, ti immerge in un tempo non definito, l’inizio o la fine del giorno. E ti siedi con i granelli di sabbia nelle mani , le onde tra le dita dei piedi, in un ascolto nutriente di piccole storie piccole.