LEGGERE A VOCE ALTA

9 Novembre 2021 0 Di Rosa Iannuzzi

La lettura è stato il mio primo amore. E il primo amore non si scorda mai. Mi ritrovavo d’estate all’ultimo piano della casa dei nonni paterni a leggere ad alta voce dai libri che trovavo sparsi, e un po’ spersi nelle varie stanze della casa. Non perché non c’entrassero nulla con lo spirito della famiglia, anzi. Ma perché spesso la cultura ha mille modi per sorprenderti. Cechov, Andersen, Shakespeare. Ogni volta una coloritura diversa, ogni volte la voce che superava l’imbarazzo, lontana dai volti familiari. E così quella passione mi seguì nel tempo, durante gli anni delle scuole superiori, durante gli anni dell’università. Qualche volta si confuse con il desiderio di salire sul palcoscenico, ma negli anni riemerse di nuovo, libera, unica protagonista la voce. Una voce che ho perso e poi ritrovato, alla quale ho affidato il mio desiderio, la mia passione, pennellando toni ed emozioni sulle pagine altrui, sulle pagine mie. E arrivò il giorno in cui il sogno nel cassetto divenne realtà: costruire uno spettacolo di sole letture. Grazie ad un’associazione che accolse il progetto – l’associazione La Goccia di Chiusi – grazie alle donne che negli anni hanno recitato e recitano ancora oggi a Chiusi e che ci mettono l’anima e la passione in tutto quello che fanno ed in particolar modo a Francesca Carnieri, e grazie a tutti coloro che aderirono in seguito – musicisti, giovani attori, la proprietaria del locale dove si svolse l’evento, lo scenografo e tutti gli altri citati nella locandina. E soprattutto grazie al pubblico che partecipò con grande interesse. In seguito vennero le letture con l’associazione Asservizio, soprattutto in collaborazione con altre realtà associative e culturali di Chiusi. Contemporaneamente entrai a far parte del gruppo Nati Per Leggere Toscana – che si formò proprio allora – il quale si fece promotore di diverse occasioni di lettura organizzate nella biblioteca comunale o all’interno di eventi culturali. E ancora letture nei flash mob, in video, con il circolo dei Lettori di Torino, in occasione del Premio Campiello del 2020.

Un’idea resta un’astrazione finchè resta tale come cantava Gaber in una famosa canzone, così per tanto tempo lo spettacolo Libereazioni lo è stato nella mia testa. Poi come tutte le idee che diventano azioni, lo diventano grazie all’incontro con le persone giuste, con le persone che condividono l’idea e il percorso da intraprendere. Ci è voluto molto tempo, prima nella gestazione e poi nella sua realizzazione. Per la sua realizzazione esattamente un anno. Un anno fatto di incontri presso la saletta polivalente della palestra delle scuole elementari, a casa delle singole persone che vi hanno aderito, con la presidente dell’associazione che ci ha appoggiato. Un anno fatto di incontri per provare a costruire un canovaccio che mettesse insieme azione scenica, letture (di lettere di soldati, di partigiani, del carteggio tra Danilo Dolci e Aldo Capitini, delle testimonianze delle vittime del terrorismo, delle stragi, di frammenti estrapolati dai libri che raccontano la lotta del movimento NoTav) e musica dal vivo. Bella musica grazie alla disponibilità dei musicisti provenienti dai comuni della zona. Ci è voluto tempo per trovare il posto giusto e una volta trovato ancora tempo per sistemare, risolvere il problema del riscaldamento, provare e incrociare le dita sperando che non piova, che non faccia troppo freddo, che tutto vada bene. E tutto è andato splendidamente bene. Una sola messa in scena, una soltanto. Senza diritto di replica, perchè i ragazzi devono riprendere gli studi, molti sono impegnati anche in altri spettacoli e poi arriva il freddo. Resta il ricordo intenso di un’esperienza unica, dove tutto è partito dal nulla. Come una giostra che gira una volta sola e d’improvviso ti ritrovi a guardare le luci che si spengono, la carrozza che riparte, stringendo nella mano il tuo biglietto vincente