Moiano: l’inizio di una nuova vita.
Parlare di un luogo dove hai vissuto per diciotto anni non è semplice. Moiano è stato un caso del destino, anche se l’Umbria rientrava nei nostri progetti. E le case visitate prima del trasferimento sono state diverse ma mai sentite veramente. Finchè vidi la casa di Palazzolo (un piccolo borgo di Moiano) e fu subito amore. I gradini per accedere, le travi a vista, le finestre che si affacciavano sulla campagna circostante. E poi i vicini di casa, così affettuosi e presenti, il cortile dove fermarsi a chiacchierare, il piccolo orto dove la nostra gracile salvia divenne in poco tempo un arbusto forte e rigoglioso per non parlare di tutto il resto. Lì prese forma la nostra nuova vita. Ed è stata una vita molto bella anche grazie alla sincera disponibilità e all’accoglienza di molte donne e uomini incontrati durante la mia permanenza, alla fiducia che mi venne accordata sui progetti, sulle idee – molte delle quali si sono potute realizzare grazie all’aiuto degli abitanti del luogo. Per questo non liquiderò con un singolo articolo le esperienze vissute, non tanto per me o per merito mio ma per non sottovalutare l’importanza di quelle esperienze e il valore delle persone coinvolte. Cercherò di raccontare i diciotto anni di permanenza parlando delle cose accadute, che riguardano Moiano ma anche comuni limitrofi.
Per cominciare vorrei parlare dell’importanza dei luoghi attraverso i nomi delle persone, che non è sicuramente un fatto che riguarda solo Moiano o l’Umbria in generale ma che ha a che fare con la dimensione del piccolo paese, dove le case, le strade, i campi, i poderi non hanno un valore rispetto al nome assegnato dal comune o dal catasto. Esse vivono di una vita propria e anche quando cambiano proprietario restano legate al nome del proprietario originario, o di colui o colei che hanno lasciato impressa la loro storia, rendendola riconoscibile all’infinito. In alcuni casi un testimone viene trasmesso di padre in figlio o di madre in figlia. La bottega di Giulietta è una di queste. Finchè venne condotta dalla madre Quartilla, fu la bottega della Quartilla. Poi subentrò la Giulietta – una carissima persona che purtroppo è venuta a mancare già da qualche anno – e il negozio divenne per tutti la bottega della Giulietta, una donna molto curata nell’abbigliamento e nella persona. Tabacchi, riviste, quotidiani, merceria, un pò di abbigliamento. Io ho trascorso ore dentro quella bottega. A comprare riviste, inserti, fili e bottoni, fino alle innumerevoli figurine per gli album dei miei figli, raccolte di audiocassette con le fiabe….a mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrar… , collane di libri per ragazzi e molte altre cose ancora. A volte anche solo per un saluto, per due parole, per sentire la sua voce che leniva un pò la mia malinconia, che mi spronava ad essere forte e che mi faceva ripartire sempre con un sorriso. Quando entri in un luogo così ti accorgi che molti degli oggetti presenti hanno un destinatario. La merceria per le tante donne che allora ancora cucivano, per diletto, per necessità o per lavoro. La rivista, spesso messa da parte per chi sapevi che l’avrebbe acquistata. Alcune marche di sigarette per quella specifica persona. C’era un’interazione, uno scambio, un rapporto che non era merce/acquirente. Nessuna catena di vendite online potrà mai sostituire quella cura, quell’attenzione, quell’attesa. Era un rapporto umano ancor prima che economico. Un rapporto di fiducia.
Molte altre attività sono conosciute e riconosciute per il nome di chi le gestisce. E nella memoria di tutti non resta solo il ricordo di ciò che hai comprato, la qualità di quello che hai mangiato, se la tua auto funziona bene o se il taglio di capelli ti ha soddisfatto. Resta impresso, il sorriso, chiedersi come stai, come sta andando la tua vita e soprattutto sapere che tutto resta anche dopo che te ne sei andato. Così che la volta dopo ritrovi tutto lì. Esattamente lì.